Era giunto il mese di ottobre. Dai vetri del mio abbaino vedevo un meraviglioso cielo azzurro come sfondo a un quarto di luna, che, sommesso, tendeva al blu, come quella sera d’autunno somigliante a una sera d’estate con i suoi stessi colori, il rosso del tramonto, le sue nuvole bianco-rosa che coloravano un cielo di fine ottobre. Lei, la luna nel suo quarto sembrava una lanterna accesa che illuminava i vecchi tetti delle case del mio paese. La guardai, e col suo potere salvifico mi comunicò gioia. Dopo un po’ si abbassò, lentamente, sembrava seduta sul tetto di una vecchia casa di fronte al campanile della chiesa ed erano comparse le belle e brillanti, come non mai, auree stelle.
Nacque in me qualcosa di soave, che ancora non riuscivo a capire.Ascoltavo i miei pensieri, avevano un non so che di poetico. Intanto pensavo che la poesia è come l’amore, l’amore cresce attraverso l’amore e la poesia cresce attraverso la poesia. Forse fu così che tutto ebbe inizio e mi sentii, ebbra e con umiltà parte pura di essa.
TI AMO
Ti amo, ti amo come l’azzurro del mare, il sorriso di un bimbo,
il dolore di una donna, ti amo come amo l’amore.
Furono le mie prime righe, pensieri d’amore. Fu l’amore a condurmi verso la poesia. La poesia stava diventando per me il respiro e il sollievo dell’anima. Io con i miei enormi dolori passati avevo deciso di comporre piccole righe dirette al cuore del mio amato. Si l’amore era il filo conduttore.
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L’AMORE FA TUTTI RE
Sai amore mio, l’amore fa tutti re, ma è molto fragile, è una realtà sempre sospesa. E’ come la goccia della rugiada che è caduta su una ragnatela: appena si rende più pesante è ormai crollo. L’amore fa tutti re ma è anche delicatissimo, è difficile, è estremamente impegnativo, esige una continuità e una fedeltà che sfida tutte le altre continuità e fedeltà. La lontananza tra gli amanti, il silenzio , possono anche creare una amore rinnovato, un amore fantasioso, come se fosse il primo. L’amore non muore col silenzio, non muore con un istante di gelo. L’amore mi fa regina perché “ Il mio amato è mio ed io sono sua “. L’amore, mio cuore, è il momento in cui uno può dire veramente di non possedere più se stesso perché possiede anche l’altro, rinunciando a se stesso , donando se stesso all’altra persona in realtà egli possiede due vite, due esistenze. “ Il mio amato è mio ed io sono sua”.
L’amore ci fa re, amore mio, perché è bello amare.
L’amore anche se piccolissimo è eterno. Rileggo Nietzsche e mi ritrovo: “ Il mondo è profondo e profondo è il suo dolore, ma la gioia è più profonda del dolore più profondo. Il dolore, a volte, passa , ma ogni gioia vuole di sua natura eternità, vuole profondità, vuole profonda eternità. La profonda eternità che resta per sempre.”
Ma nonostante i pensieri lieti , il mio dolore era sempre dentro di me come un marchio indelebile. E’ proprio vero che dietro il dolore c’è sempre il dolore. Il dolore non porta maschera, si manifesta all’improvviso, silenziosamente, il cielo non è più lo stesso cielo, il mare non è più lo stesso mare di ieri. Dentro di me soltanto un portentoso “Mal di vivere”. Sbocciavano i fiori, cantavano gli uccelli, ma io ero indifferente
L’alba mi sconvolgeva e, come un fragile fiore di loto attendevo, sospirando, la notte.
Poi … tutto passò. Fui fortunata. Tanti anni fa, specie nei piccoli paesi, la depressione era considerata un tabù, quindi oggetto di pregiudizio, le persone che ne soffrivano venivano semplicemente rinchiuse negli allora manicomi.
ROSA NEL DESERTO
Siedo sola e pensierosa e mentre guardo tra le lacrime il camino che si spegne ti penso, Rosa. Penso con tristezza al tuo passato e per la mia malinconia non trovo parole. La tua anima è ormai un eliso di ombre, silenziose, chiare e bellissime, non partecipi di gioie e dolori.
Là, dove sei ora rinchiusa in una allegria senza pensieri vive ciò che per la gente è pura e misera follia. La tua vita, come un uccello trafitto, a volte vorrebbe sollevarsi, ma non c’è volo, né impeto, le ali spezzate pendono e tu sola , come una rosa in un deserto, schiacciata contro la polvere, tremi di dolore e di impotenza. Tu Rosa nessuna rinascita avrai ,
più non rifiorirai, Ma per quanto sia pieno di ferite e offese il tuo cuore nonostante tante rughe solchino la tua fronte, il tuo sguardo risplenderà immortale, brillerà e ridarà la vita, scacciando le tue ombre, le nebbie …
e le vecchie ferite, cicatrici di violenze ed offese. La primavera profumata e luminosa scenderà nei giardini e nel tuo cuore, fioriranno i mandorli avvolgendo di bianco il verde. Nella tenebra dei ricordi ancora lo rivedo il tuo volto, il tuo indimenticabile volto , così inafferrabile, così immutato come una stella nel cielo notturno.
Pensando a Rosa , sempre da dietro i vetri del mio abbaino vidi un cielo senza stelle; pensai: “ Il mio dolore non è ciò che esiste nel mio cuore ma è tutto ciò che di bello non esisterà mai più”
Madre mia
Chi sei tu? ch'io mai conobbi
Eppur tanto amai e amo;
ch’io con tanto desìo ti cercai,
nei tanti volti e sorrisi delle donne,
Chi sei tu
che non mi appari nemmeno nei sogni
perché del tuo volto non ho memoria,
mi hanno detto soltanto
che sei stata una madre, una moglie felice,
e che poi all'improvviso, come un papavero fragile
in mezzo alle bionde spighe di grano
in un giorno piovoso di Giugno,
una falce ti ha strappata alla terra.
Madre Mia
oggi la tua assenza è un'essenza di donna
che sento nei campi
dove ondeggiano al vento di Giugno
mille papaveri rossi...
E' un'essenza che muta
il muto dolore in canti d'amore.
Mi accorsi che si era fatto tardi, l’orologio segnava la mezzanotte; sentii squillare il telefono. Risposi: era “l’amore”, così dimenticai il dolore.
Angelina Russo
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